Meglio pensare a cani e gatti che ai Disabili: una triste realtà

Una riflessione dopo gli apprezzamenti e le congratulazioni riservate a mia sorella dopo un articolo.

L'adorazione di Gesù Bambino, quadro fiammingo del 1515.
All'interno si ritiene vi siano rappresentate persone con la Sindrome di Down
Mia sorella, una ragazza che vive la condizione umana chiamata Sindrome di Down (più propriamente detta Trisomia 21), ha partecipato agli Open di Salerno, una gara di danza sportiva - disciplina che adora e che pratica da tantissimi anni - svoltasi il domenica 10 marzo presso il Palazzetto dello Sport di Agropoli, una città in provincia di Salerno.
Sara, per la prima volta da quando pratica tale disciplina, si è esibita in un assolo - così sembra si dica - di "Cha Cha". La gara non era un contesto per sole persone diversamente abili bensì aperta a tutti gli atleti. Sara, nonostante le sue difficoltà dettate dalla sua condizione e vincendo le sua proverbiale timidezza ed insicurezza (altra grandissima vittoria), è riuscita ad ottenere il gradino più alto del podio per aver ballato senza aver bisogno di un tutor.
Dell'esibizione qualche compagna di squadra - presumo - ha girato un video con lo smartphone e grazie a quello ho visto mia sorella ballare. Non sono un esperto: è noto a tutti che ho due "piedi destri", ma mi dicono che non abbia sbagliato alcun passo.
Sara ha ballato a piedi nudi a causa di un dolore ad un piede, mia madre, fiera e piena di orgoglio, mi ha spiegato che se avesse ballato con le scarpe sarebbe andata ancora meglio.

Questo è stato lo spunto di questa riflessione avrei potuto scrivere sul "Punto!" il Web Magazine ma ho preferito non farlo: non mi è sembrato il caso, forse perché è un tema che mi tocca troppo da vicino e, come spesso ho fatto in passato, lo affido al mio blog.
L'indomani della gara - il lunedì - raccontavo ai collaboratori di redazione, felice come una Pasqua, di quanto era accaduto come faccio ogni volta che Sara riesce ad eccellere in qualcosa o mio figlio fa qualcosa di simpatico. Quella mattina, però, ho colto qualcosa di diverso negli sguardi dei miei interlocutori e poco dopo i vari commenti mi sono sentito rispondere in dialetto o "italiano correggiuto": "Direttò avimmo scrivere 'n articolo assolutamente perché a Qualiano si parla troppo poco o nulla di disabili e dei traguardi che riescono ad ottenere".
L'articolo è uscito il giovedì successivo alle 20:00 circa. Dalla pubblicazione è stato un fiume di "like", congratulazioni, emoji e commenti sui social.
A Qualiano, però, non c'è solo Sara con la Trisomia 21 e la sensibilità di una città non si può accendere per un articolo o da una vittoria.
Vi sono dei casi nella città di Qualiano dove anche muovere solo un dito oppure chiedere una necessità solo con lo sguardo rappresentano una vittoria degna di essere celebrata! Dietro ogni piccolo risultato c'è il costante impegno, una lotta continua ed estenuante da parte della persona disabile, in primis e poi dei genitori, dei fratelli, delle sorelle che nessuno conosce se non i diretti interessati, fatta di liti con le istituzioni, rospi ingoiati e tanto altro.
Allora penso ad Espedito, attore disabile di Qualiano conosciutissimo, che al bar in un breve incontro mi dice di non farcela più a combattere contro l'ignoranza e la cattiva educazione presente in quasi tutti i contesti della vita pubblica. Allora penso a  Claudio, ragazzone accudito amorevolmente dalla sua famiglia. Penso a Raffaele che è un asso nella corsa. Penso a Michele e alla sua famiglia, penso a Maria che da una mano nella scuola dove frequenta mio figlio. Penso ad Aniello che cerca con tutte le forze di fondare a Qualiano una associazione che si occupi dell'Autismo, tentando di aggregare più persone possibile.
Ci sono questioni che possono essere affrontate in maniera radicale anche solo dai comuni e su questo, infatti, sembra che Qualiano non sia molto sensibile. Non è possibile che l'attenzione verso la disabilità si accenda e spenga come un interruttore, spostare il pulsante su ON per apparire sensibili e poi ottenuta la necessaria visibilità, come se nulla fosse riposizionarlo su OFF spegnendo tutto. Pensando magari che il problema sia stato affrontato nel migliore dei modi, però a chicchiere alle quali non seguono atti. Il tutto non pensando minimamente che una famiglia in tale condizione vive sentimenti che vanno dalla gioia per i piccoli risultati allo sconforto totale davanti ad avversità serie.
Chi non ha il problema non conosce i pianti delle famiglie davanti alle avversità generate da uno Stato, da Regioni e Comuni che sembrano ad ogni passo, mosso con estrema difficoltà, anziché aiutare voler fare solo sgambetti.
Non ne sanno perfettamente nulla anche coloro che, pur non vivendo da vicino i problemi, vogliono anche spiegare come comportarsi e, senza il minimo pudore, lo dicono anche con un atteggiamento da "radical chic" che, francamente, fa vomitare.
Vi starete chiedendo ma questo oggi che vuole? Voglio che si smetta con il pietismo da quattro soldi e  voglio l'impegno serio di coloro che sono stati deputati a governare la città.
Gli amministratori di Qualiano sanno che è possibile istituire il "Garante dei Diritti della Persona Disabile"? Sanno di cosa può occuparsi tale figura? Anziché parlare di privatizzazioni sanno che tale figura può intervenire laddove vengono negati i diritti delle persone disabili?
In alcuni comuni dell'agro giuglianese ci hanno pensato: il primo comune è stato Villaricca, l'altro è Melito di Napoli giusto per citarne alcuni.
Qualiano è il comune dove è stato prodotto il "Regolamento per la corretta convivenza tra animali ed umani", ma è lo stesso comune dove risulta difficile pensare minimamente ai disabili istituendo la figura del "Garante dei Diritti delle Persone Disabili".
Si vive una volta sola e quando le cose andranno peggio cosa racconteremo ai nostri figli, di non averci nemmeno provato?

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