L'onesta intellettuale rappresenta ancora una forma di egoismo antisociale?

Di Branch of the National Union of Journalists (BNUJ). - http://www.netcharles.com/orwell/, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2001660
Non è certamente un segreto!  Mi hanno sempre indispettito gli attacchi alle libertà di pensiero e stampa. Quando è accaduto anche velatamente nei miei confronti ho sempre fatto opposizione con tutte le mie forze con scritti e con spiegazioni.

Mi è capitato questa estate di rispolverare un vecchio testo - di cui consiglio la lettura - ma sorprendentemente attuale di George Orwell del 1945-46 dal titolo "La Prevenzione della Letteratura" incluso nel volume dal titolo "Nel ventre della balena e altri saggi".

Beh, mi ha colpito profondamente un passo che non posso fare a meno di riportare: "Le libertà di pensiero e di stampa sono di solito attaccate con argomentazioni per le quali non vale la pena disturbarsi. [...] Non cerco qui di discutere la comune asserzione che la libertà sia un'illusione, o che ci sia maggiore libertà nei paesi totalitari che in quelli democratici, bensì la ben più tenace e pericolosa affermazione che la libertà sia indesiderabile e che l'onestà intellettuale rappresenti una forma di egoismo antisociale. [...]".

Ovviamente non va assolutamente dimenticato che Orwell scrive al termine della seconda guerra mondiale; di conseguenza se prima di quest'ultima tali libertà dovevano essere difese dagli attacchi dei conservatori, dei cattolici e, in parte, dei fascisti che in Inghilterra non erano molto importanti, subito dopo la guerra le libertà dovevano essere difese anche dai attacchi dei comunisti rappresentati dal piccolo partito comunista inglese.

Non va dimenticato assolutamente che Orwell come scrive nel testo "Perché scrivo" contenuto nel testo in mio possesso: "Ogni riga di ogni lavoro serio che ho scritto dal  a questa parte è stata scritta, direttamente o indirettamente, contro il totalitarismo  e a favore del  socialismo democratico, per come lo vedo io".

Ciò che mi ha colpito, al di là dell'historical background, è che - nel 2018 - ci ritroviamo, senza alcuna soluzione di continuità, a parlare di questi temi e a lottare contro le menzogne che da ogni parte arrivano per colpire coloro che hanno fatto una scelta di libertà e di onestà intellettuale.

Da qui la domando che mi pongo: è ancora attuale l'affermazione riportata da Orwell nel 1945-46?


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